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PRESSE
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Porgy and Bess von George Gershwin, Teatro alla Scala


Financial Times, 15.11.2016 (James Imam)

Gershwin’s Porgy at its best

In the wake of a US presidential election that has revealed stark social rifts, Porgy and Bess stands as a symbol of an America willing to explore diversity. George Gershwin chose South Carolina’s Gullah communities as the subject of his 1934 “folk opera”. Weeks of research on Folly Beach yielded a score filled with spirituals, prayer songs, blues and jazz.

From the beginning, race was central to this sizzling tale of love and treachery on the fictional Catfish Row — and it still is. Duke Ellington censured the opera’s “lampblack Negroisms”, but protests surrounding a 1936 performance led to the first reversal of segregation at Washington DC’s National Theatre. Now, La Scala has fielded a cast of black principals, as Gershwin stipulated, but has settled on a semi-staging with the composer’s estate as a compromise for employing its white chorus.

The chorus, drilled to perfection by its seasoned director Bruno Casoni, is indeed one of the best things in this fine production. Arranged on a grandstand, it delivers soulful numbers with bracing impact and a Deep South twang. Floating behind, Max Kaufmann and Eva Grün’s video projections are partly descriptive, partly illustrative, setting the action in Charleston’s streets.

Director Philipp Harnoncourt pushes the boundaries of what might be considered a semi-staging while cleverly maintaining a veneer of simplicity. He lays bare the production’s nuts and bolts, and has the wailing vendors (Tichina Vaughn and Cameo Humes) distribute their wares as they enter via the stalls.

Yet it is the music that holds sway, making this a fitting tribute to the late conductor Nikolaus Harnoncourt. The Baroque specialist, who died in March, was an unlikely but devoted advocate of Gershwin’s music. He was originally billed to partner his son Philipp, and it is his edition of the opera that is performed here.

La Scala has fielded a cast with no weak links. Chauncey Packer’s Sportin’ Life pushes “Happy Dust” with winning pizzazz. Mary Elizabeth Williams’s Serena and Lester Lynch’s Crown were faultless. Alan Gilbert pulled the tempo around indulgently, beaming from ear to ear. Has La Scala ever witnessed a conductor having so much fun?

Morris Robinson’s muzzled Porgy thawed vocally and emotionally towards the end. Kristin Lewis twinned lambent vocalisation with a long view on Bess’s tragic decline. Harnoncourt’s pared-down staging is deft, and makes a compelling case for Gershwin’s American tunes in their own right.
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la Repubblica, 10.11.2016 (a.f.)

Gershwin brilla alla Scala

Il successo di Porgy and Bess di Gershwin, per la prima volta prodotto e non ospitato alla Scala, è stato schietto…. Il progetto di Philipp Harnoncourt riprende nella strutture elementare - Quattro gradoni praticabili à metà palcoscenico, una porta scorrevole centrale… Ma le aggiunte scaligere e la suggestiva “colonna visiva” di Max Kaufmann e Eva Grün proiettata su queste e sulla parete centrale e il lavoro meticoloso di regia realizzano un`integrazione efficace col pittoresco mondo nero di Catfish Row che contiene e governa l`azione del “Wozzeck Americano”. Superato il primo sconcerto per il palcoscenico spoglio e il coro schierato in collocazione da concerto, l`attenzione é stata calamitata dallo spettacolo, su costume evocative e ordinati da Elisabeth Ahsef, che emergeva forte e incisivo anche con la componente pittoresco-esotico-spettacolare ridotta al minimo. Il merito era da spartire col direttore Alan Gilbert…

Corriere del Ticino, 21.11.2016 (Elsa Airoldi)

Porgy and Bess riunisce mondi distanti fra loro

…impossibile raccontare quel Wozzeck Americano segnato dall`incanta ninna-nanna di Summertime, ripetuta Quattro volte in differenti accezioni. O lo splendore delle arie, come quando Porgy è Accompagnato da un delizioso banjo. Più che le belle proiezioni (case, mare, nuvole) e I fedeli costume di Elisabeth Ahsef è assai pregevole la regia. Tanto che ogni cosa risulta comprensibile e la tre ore e mezzo di musica sconosciuta e slang nero volano piene di bellezza e poesia. Ottimi tutti, con particolare lode al Cori di Casoni che canta in Americano contaminato su ritmi improbabili, al ferrato direttore Gilbert, all`intelligente Harnoncourt junior. Meravigliosi gli interpreti di colore, guidati dal commovente Morris Robinson-Porgy…

Un vero evento, un gran successo.

Rai 3, 14.11.2016

Successo ieri sera alla Scala di Milano con 10 minuti di applause per Porgy and Bess, capolavoro di Gershwin.

Opera Click, 13.11.2016

Philipp Harnoncourt ha fatto del suo meglio senza nulla togliere alla vitalità del testo - coadiuvato da un cast di attori cantanti straordinario - del resto è comunque convinto che questa forma (semiscenica) semplice, abbozzata, “povera” contribuisca ad avvicinare il tema al pubblico e a renderlo accessibile nella sua interezza. I video di Max Kaufmann e Eva Grün a noi son parsi didascalici nella eccessiva semplicità, ma la regia, essenziale, ha descritto la comunità di Catfish Row, appropriatamente, come un insieme di persone che partecipano delle vicissitudini altrui, donandosi solidarietà reciproca, che sanno anche chiudersi ad una omertà impenetrabile e che si rendono complici di delitti efferati pur di distinguersi dalla comunità dei bianchi, raffigurata sempre come un mondo assai distante e punitivo.

Il coro che rappresenta questa comunità è posto su una gradinata a mo' di teatro all'aperto, come un coro greco che interagisce ma solo tangenzialmente al proscenio dove i protagonisti sviluppano i loro caratteri. Porgy: ingenuo e buono d'animo - forse un po' troppo strappalacrime - che riscatta la sua deformità con una forza morale e fisica ammirevoli per difendere la sua felicità, che gli vale dignità e rispetto della comunità. Bess è una donna perduta, dedita all'alcol, alla droga e alla prostituzione. Traviata per indole, vocazione e debolezza, incapace di resistere all'attrazione fisica per Crown - assai esplicita la loro intesa sessuale sull'isola di Kittiwah nel secondo atto - e alla malvagità melliflua di Sporting Life. Solo per un breve periodo si lega onestamente a Porgy, rinunciando all'amore istintivo che poi tornerà a vincerla nella fuga a New York. Sporting Life è il genio del male, personificazione della corruzione umana che si insinua nella comunità nera come un serpente viscido e tentatore. Crown è un vero “animale”, feroce, rozzo, assassino e decisamente violento nella sua carica sessuale. Ma le donne sono tutte dei prototipi esemplari di femminilità: chi da fervente credente, chi da mamma e moglie in apprensione, chi consapevole delle bambinerie dei propri mariti. Gli uomini sono lavoratori, certo, ma anche rissosi e un po' troppo privi di “testa”. Harnoncourt ha solo un po' di pudore nel mettere in scena gli omicidi di Robbins e poi di Crown, sempre coperti da pannelli mobili, come se la rappresentazione della violenza bruta tra neri fosse troppo disdicevole…

Anche musicalmente la serata è stata di puro godimento…

… la serata è stata salutata da un vivo successo. L’opera di Gershwin chiude così in bellezza, senza se e senza ma, la stagione corrente.

backstage, 18.11.2016

Harnoncourt ha quindi dovuto lavorare con estrema cura sui cantanti che si sono dimostrati – globalmente tutti con alcune punte davvero straordinarie – veri cantanti/attori… successo davvero importante per tutti, bravissimi dal primo all’ultimo. E tanti applausi, anche a scena aperta, per il coro – non mi stanco di dirlo – autore di una prova strepitosa e per i cantanti impegnatissimi anche come ballerini (tra boogie-woogie, rumba e travolgenti ritmi). E ancora bravo a Gilbert e all’Orchestra. Resta il rimpianto di cosa avremmo potuto ascoltare con Harnoncourt ma è una emozione che dura un solo istante, spazzata via dalla felice serata.

Conessi all´ Opera, 14.11. 2016 (Stefano Balbiani)

Per l’occasione, la cura di regia, concezione scenica e luci è stata affidata all’austriaco Philipp Harnoncourt, figlio di Nikolaus, affiancato da Elisabeth Ahsef (costumi) e Max Kaufmann e Eva Grün (video). Lo spettacolo concepito è estremamente essenziale e sobrio, con una scenografia appena accennata costituita da pochi elementi (gradinate, pannelli mobili e sparuti oggetti scenici), nella quale i movimenti dei cantanti – in particolare dei coristi – sono spesso limitati. Fonte di dinamismo sono le colorate videoproiezioni, che alternano idee ispirate ad altre più semplicistiche e didascaliche. Una lettura fortemente astratta e abbozzata, ma non per questo povera di significato e possibilità espressive.

Successo caloroso e festante per tutti gli interpreti da parte di un teatro quasi sold out, soprattutto per Morris Robinson.

Il Secolo XIX, 20.11.2016 (W. Edwin Rosasco)

“Porgy and Bess” torna per la terza volta alla Scala, fino al 23 novembre, per la prima volta in versione originale e in una produzione scaligera. Firmata per regia, concezione scenica e luci da Philipp Harnoncourt, figlio dello scomparso Nikolaus, che avrebbe dovuto dirigerla, l’opera è allestita in un’efficace forma semiscenica, con una gradinata su cui trova posto, quando deve, il coro, alle spalle della quale compaiono videoproiezioni.

Ben caratterizzati i costumi di Elisabeth Ahsef, giuste le luci di Marco Filibeck. Harnoncourt riesce a ben misurare movimenti e interventi dei vari personaggi in modo da ricreare senza forzature, ma con vivacità l’essenza e le diverse sfaccettature di una comunità all’interno della quale si incontrano e si scontrano sentimenti e violenze, speranze e tragedie di un mondo degradato, ma anche capace di profonde, positive autenticità.